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Rivoluzione in Rivoluzione civile, vertici dimissionari
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Rivoluzione civile e le altre Contro il liberismo e tutti i populismi

Nel fragoroso non-sense della campagna elettorale in corso se ne sentono ormai di cotte e di crude. Preso dalla sindrome berlusconian-grillina, persino Mario Monti abbandona il suo compassato understatement e prova a spararle grosse a sua volta, anche a costo di rimediare “magre” colossali. Come quella di evocare un presunto “timore” di frau Merkel per un eventuale governo di Centrosinistra. Ci ha pensato, direttamente, la cancelliera tedesca a chiarire che a lei di un governo-Bersani proprio non cale. Ed è ovvio, almeno a chiunque sappia guardare un pò più in là delle chiacchiere apparecchiate per trattenere (o intercettare) voti altrimenti in fuga.

Che il Pd e il suo fedele alleato Vendola (a proposito: democratico o progressista?) non rappresentino un problema per i poteri forti e per l’Europa a trazione liberal-conservatrice è cosa del tutto evidente: una volta blindati e chiusi in cassaforte i trattati europei che fanno da guardiani alle politiche di austerity (patto di Maastricht, vincolo del pareggio di bilancio, Fiscal compact) cui il Pd ha garantito osservanza, cosa dovrebbe mai preoccupare l’establishment finanziario continentale e, persino, mondiale? Financo il Dipartimento di stato statunitense, tradizionalmente sospettoso delle cose italiane, ha abbandonato ogni riserva e perora esplicitamente la causa di un Centrosinistra alleato con i liberali di Monti.

Solo qui da noi ha libero corso la favola di uno scontro campale fra destra (Berlusconi), sinistra (Bersani) e centro (Monti). Nessuno di costoro vuole mostrarsi per ciò che davvero è. Del resto, quando i progetti politici languono, o sono inconfessabili, meglio menare il can per l’aia. E, dunque, meglio “sembrare” che “essere”, al netto delle cialtronesche promesse del “Caudillo” a cui si può credere solo se affetti da cronico e recidivante masochismo.

La politica dei sacrifici a senso unico, la sostanziale reiterazione del monetarismo su cui la Banca centrale europea esercita un controllo sovrano, rappresentano il perimetro (il recinto) invalicabile dentro cui si muovono i principali competitor.

Rompere l’incantesimo che fa apparire questo stato di cose immodificabile: questa è la sfida da vincere. Non con le filastrocche di Vendola, il cui solo obiettivo – l’hanno capito anche i sassi – è quello di entrare in parlamento, sul carro del Pd, senza neppure doversi preoccupare della soglia di sbarramento. E neppure Grillo, l’egoarca, l’ultima incarnazione del populismo italico, della nostrana jacquerie che scioglie tutto e tutti (a parole) in un bagno di acido solforico, ma non dice nulla di nulla su come cambiare questo paese. Porterà in parlamento, questo pare ormai certo, un gruppone di “fedeli”. La domanda è: fedeli a chi e a che cosa? Fedeli a lui, ovviamente. Quanto alla “linea”, penserà Casaleggio a trasmetterla, di volta in volta e a sua discrezione, via web.

In questo inquietante scenario post-democratico si è affacciata Rivoluzione civile. Una coalizione di sinistra, fatta di partiti, movimenti, associazioni, cittadini che prova ad indicare una strada del tutto diversa da quella a cui Monti e Bersani vogliono inchiodare i destini del Paese. Dove lavoro, diritti, giustizia sociale, solidarietà, lotta alle mafie e ai poteri occulti, riconversione ecologica dell’economia rappresentino la vera “agenda”, le vere priorità della politica, in un’Europa liberata dai dogmi del liberismo e dallo strapotere delle banche.

Si capisce allora perché le forze conservatrici – e i media al loro seguito – abbiano eretto un muro omertoso davanti a Rc, ai suoi programmi, ai suoi candidati. E’ la nuova conventio ad excludendum che dobbiamo riuscire a sconfiggere, oggi nelle urne, domani nel Paese.

Dino Greco

in data:21/02/2013

da www.liberazione.it